mercoledì 13 febbraio 2019

BLACK HILLS by Dan Simmons







Autore : Dan Simmons
Anno Pubblicazione: 2010
Letto da : Arthur Gordon Pym
Quando : Gennaio 2019, Baja California
Voto : 8,5/10

Commento :


Dan Simmons si conferma uno dei miei autori preferiti con questo romanzo storico che mi ricorda Magico Vento in ogni pagina.

Infatti tratta diversi miei argomenti favoriti: le guerre Indiane nell'America di frontiera di fine Ottocento, la vita dei Sioux Lakota nelle praterie e Colline Nere, la storia USA con la costruzione dei faccioni del Monte Rushmore, più un bel pizzico di sovrannaturale.

Per noi che siamo cresciuti con i fumetti Bonelli, questi argomenti suonano familiari, è una storia che potrebbe portare la firma di Gianfranco Manfredi.
Ma immagino e spero che abbia aperto gli occhi a più di una persona, poichè offre una visione equilibrata delle "colpe storiche" di entrambe le parti, i Nativi e i Bianchi.

Il libro inizia in maniera forte, con un colpo di scena: durante la famosa Battaglia del Little Big Horn, lo spirito del Generale Custer, morente, lascia il corpo di Capelli Lunghi per entrare in Paha Sapa (Black Hills), un ragazzo Lakota che scopre di avere il dono della visione.

Questo espediente permette a Dan Simmons di inserire nell'intreccio, basato sul personaggio di Paha Sapa, quindi punto di vista Lakota, interi capitoli dove lo spirito di Custer "parla", ricordando i bei momenti passati con la moglie perlopiù, ma anche spiegando i veri motivi della sconfitta del 7° Cavalleria al Little Big Horn, aggiungendo quindi un punto di vista Wasicun alla storia.

L'intreccio viene sviluppato su diverse linee temporali, raccontando la vita di Paha Sapa prima nella tribù Lakota, poi seguendolo mentre si integra nel mondo Wasicun, o dei bianchi, lavorando al monumentale progetto di scolpire i faccioni dei Presidenti USA nel Monte Rushmore.


Dan Simmons è bravo a non cadere nel mito del "buon selvaggio", ovvero la stucchevole romanticizzazione dei Nativi Americani con la quale il mondo dei bianchi cerca di mitigare la colpa dello sterminio.
I Sioux non erano solo dei mistici che fumavano l'erba pipa, erano anche dei guerrieri spietati e vendicativi.

Quindi è interessante vedere come Paha Sapa, ormai integrato nel mondo Wasicun resti affascinato dalla magia dei Bianchi: la tecnologia, il progresso, le grandi costruzioni.

Un lungo capitolo del libro è dedicato alla costruzione del Ponte di Brooklyn, mentre altri capitoli indugiano sulla Esposizione Mondiale di Chicago del 1893; in entrambi i luoghi Paha Sapa entra in trance, come per sottolineare che il Wakan, il sacro e il sovrannaturale si possono trovare ovunque per chi sa percepirlo, che sia isolato sulla cima delle Black Hills come in mezzo al Ponte di Brooklyin.

La ricerca storica di Dan Simmons è sempre minuziosa, oltre a usare molte parole in Lakota nel romanzo, alla fine del libro c'è addirittura un capitolo "Guida alle Black Hills", dove elenca i luoghi storici del libro uno ad uno, con tanto di letture consigliate per prepararsi alla visita.
Ti fa venire voglia di organizzare subito un viaggio in Sud Dakota!

Il finale del romanzo è discutibile. Forse troppo politically correct?
Ai posteri l'ardua sentenza.


Mitakuye Oyasin!

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